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Vaccinazione del gatto: cosa devi sapere?

Tra le pratiche di medicina preventiva, la vaccinazione è certamente quella che ha avuto e che ha ancora oggi il maggior successo. Riconosciuta dalla comunità scientifica come efficace strumento per la prevenzione di malattie infettive potenzialmente mortali, oggi parliamo della vaccinazione nel gatto.

Indice dell'articolo

Perché è importante vaccinare il gatto?

I gatti, proprio come i cani, possono venire colpiti da malattie infettive molto gravi prevenibili efficacemente attraverso la pratica della vaccinazione.

Cos’è un vaccino?

Il vaccino è un farmaco ad azione immunologica in grado di stimolare una risposta immunitaria specifica che proteggerà l’organismo qualora questo, in futuro, venisse a contatto con il patogeno per cui è stato vaccinato.

In pratica, la vaccinazione è un trucco che induce il sistema immunitario a pensare di essere di fronte a un’infezione e a reagire di conseguenza.

Per efficace che sia, però, un vaccino non potrà mai essere protettivo al 100%! Esso, infatti, sarà tanto più efficace quanto più somiglierà al vero aggressore e come questo riuscirà ad attivare tutti i meccanismi immunitari difensivi. Un’efficacia accettabile può variare, a seconda del patogeno, del vaccino e del soggetto che viene vaccinato, dal 65 al 95%.

Linee guida per la vaccinazione del gatto

Già da diversi anni, la WSAVA (World Small Animal Veterinary Association) ha stilato delle linee guida per la vaccinazione del cane e del gatto, utili ai medici veterinari per preparare il protocollo vaccinale più corretto da applicare caso per caso ai loro pazienti secondo le regole della medicina basata sull’evidenza.
Una versione semplificata di queste linee guida è stata preparata anche per i proprietari di cani e gatti.
Tali linee guida sono state sottoscritte e approvate anche da molte altre associazioni e da tutti gli esperti del settore.

Secondo tali linee guida, i vaccini sono classificati in

  • core (altamente consigliati per tutti i gatti)
  • non-core (consigliati solo per soggetti che possono essere esposti a un rischio di malattia) 
  • non raccomandati (per i quali c’è una scarsa giustificazione scientifica per l’utilizzo).

A queste categorie, l’ABCD (Advisory Board on Cat Disease) ne aggiunge una quarta, quella dei vaccini circumstantial, che sono vaccini non-core «promossi» a core in particolari situazioni di pericolo, legate alla situazione epidemiologica e/o allo stile di vita dei soggetti: ne sono un valido esempio per il gatto le vaccinazioni per la leucemia felina (FeLV) e per la rabbia, quest’ultima obbligatoria per la movimentazione internazionale dei gatti (così come dei cani e dei furetti).

Quali sono le vaccinazioni “core” (altamente consigliate) per il gatto?

I vaccini core sono quelli che proteggono da malattie molto contagiose, pericolose, diffuse e mortali:

  • Panleucopenia felina – è una malattia virale (a volte erroneamente indicata come «cimurro del gatto») causata da un parvovirus (Feline Panleukopenia Virus, FPV), molto resistente nell’ambiente, che provoca gastroenterite con vomito e diarrea, sangue nelle feci, depressione, anoressia e sete apparente ma rifiuto di bere. Alcuni animali possono manifestare una forma lieve di malattia senza sintomi evidenti, mentre altri possono presentare forme più gravi con febbre, shock settico e morte 
  • Rinotracheite – è una malattia virale (nota anche come «raffreddore del gatto») causata da un herpesvirus (Feline Herpesvirus-1, FHV-1) che si manifesta prevalentemente con sintomi respiratori (scolo nasale e oculare, difficoltà respiratorie, starnuti, tosse), congiuntivite e ulcere corneali
  • Calicivirosi – è una malattia virale causata da un calicivirus (Feline Calicivirus, FCV) che provoca una malattia caratterizzata da depressione, febbre, ulcere orali (che a volte sono l’unico segno) con conseguente scialorrea (abbondante salivazione), segni respiratori e congiuntivali.  

FHV-1 e FCV sono responsabile della cosiddetta «malattia delle prime vie respiratorie» (Upper Respiratory Tract Disease, URTD).

Quali sono le altre vaccinazioni del gatto?

Altri vaccini sono consigliati per i gatti a seconda delle diverse situazioni:

  • Leucemia felina – è una malattia virale causata da un retrovirus (Feline Leukemia Virus, FeLV) che compromette le difese immunitarie del gatto e che si trasmette attraverso la saliva con un semplice contatto amichevole (il normale grooming), tanto da essere nota anche come «friendly cat disease». FeLV può essere trasmessa anche dalla madre infetta ai gattini durante la gravidanza o dopo il parto con il loro leccamento.
    Per questa malattia la vaccinazione è consigliata per tutti i gattini fino a un anno di età, e da quel momento solo per i gatti a rischio. 
  • Rabbia – è una malattia virale causata dal virus della rabbia (Rabies Lyssavirus, RABV) sempre mortale una volta contratta, motivo per cui in presenza di rischio di malattia tutti i gatti devono essere vaccinati. L’Italia è indenne da rabbia dal 2013 e la vaccinazione antirabbica è obbligatoria solo in caso di movimentazione internazionale (espatrio) e deve essere certificata sul Passaporto per animali da compagnia (Pet Passport). 
  • Infezioni da Chlamydophila felis – questa è l’unica infezione batterica di rilievo prevenibile mediante vaccinazione nel gatto, ed è considerata la principale causa di congiuntivite acuta e cronica nei gatti di tutto il mondo, soprattutto in caso di convivenza in gruppo (es., gattili).
  • Dermatofitosi – è l’infezione fungina (micosi) di cani, gatti e uomo sostenuta soprattutto dal fungo Microsporum canis, molto contagiosa e trasmissibile dal gatto (e dal cane) all’uomo e viceversa.
    L’unico vaccino disponibile ha un duplice scopo, preventivo e terapeutico, in quanto aiuta a ridurre le lesioni e a velocizzare la guarigione dei soggetti malati.

Tra i vaccini non raccomandati per il gatto vi è quello contro la peritonite infettiva felina, malattia virale causata da un coronavirus (Feline Peritonitis Virus, FIPV): ad oggi le informazioni relative all’efficacia del vaccino (peraltro non disponibile in Italia) non dimostrano tassi di protezione sufficientemente elevati da giustificarne l’uso.

Un ultimo vaccino registrato per il gatto ma non disponibile in Italia (e nemmeno in Europa) è quello contro il virus dell’immunodeficienza felina (Feline Immunodeficiency Virus, FIV), ma anche in questo caso l’efficacia della vaccinazione è piuttosto controversa.

Quando fare la prima vaccinazione al gattino?

È opportuno iniziare la prima serie vaccinale del gattino a partire dalle 8 settimane di età e proseguire con rivaccinazioni multiple fino alle 16 settimane di età e oltre.

Il successo di questa prima serie vaccinale è infatti fortemente influenzato dalla presenza degli anticorpi materni (Maternally-Derived Antibodies, MDA) ricevuti dal gattino in piccola percentuale durante la gravidanza e assunti in grande quantità dopo il parto con il colostro, il primo latte materno (trasferimento dell’immunità passiva).
Tali anticorpi offrono al piccolo una protezione efficace per le prime settimane di vita e ne garantiscono la sopravvivenza, ma interferiscono con la vaccinazione, rendendola a volte del tutto inefficace.

La somministrazione di un vaccino quando gli anticorpi materni sono ancora presenti nel gattino da un lato neutralizza il vaccino e dall’altro “consuma” gli stessi anticorpi rendendo a tutti gli effetti il gattino sprovvisto di qualunque copertura.

Finestra di vulnerabilità: cos’è?

Esiste, poi, un particolare periodo, detto finestra di vulnerabilità e variabile da soggetto a soggetto, in cui gli anticorpi materni presenti sono diventati troppo pochi per proteggere il piccolo contro gli agenti esterni ma sono ancora troppi per far funzionare appieno la vaccinazione.

Questo problema è particolarmente sentito per alcune malattie, prima tra tutte la panleucopenia.

Gli anticorpi specifici per la panleucopenia hanno un’emivita di 9,6 giorni, il che vuol dire che generalmente scompaiono nel gattino verso le 10-14 settimane di età.

Questo è un valore puramente indicativo, in quanto ogni gatta ha una propria storia immunologica (e quindi un proprio titolo anticorpale) e anche all’interno della stessa nidiata ogni gattino può avere un proprio titolo di MDA, diverso da quello dei fratelli, che potrà scomparire anche prima (verso le 6-7 settimane) o dopo (oltre le 14 settimane).

Per ovviare a questo problema di non facile soluzione, tutta la comunità scientifica consiglia, al pari di quanto si fa per il cane, di ricorrere a somministrazioni ripetute dei vaccini core a 3-4 settimane di distanza l’una dall’altra, da proseguire fino alle 16 settimane di età e più, soluzione che riesce a ottenere il massimo beneficio.

Protocollo consigliato nel gattino

Il protocollo consigliabile è quindi:

  • 8 settimane → trivalente (Panleucopenia – Rinotracheite – Calicivirosi)
  • 12 settimane → trivalente + FeLV
  • 16 settimane → trivalente + FeLV
  • 12 mesi (o indifferentemente dopo 12 mesi dall’ultimo vaccino) → rivaccinazione trivalente + FeLV

A seconda del titolo di MDA di ogni singolo gattino, quindi, funzionerà una o un’altra di queste rivaccinazioni, perché, parlando di vaccini core, si tratta di rivaccinazioni e non di richiami: a parte rare eccezioni, si utilizzano infatti vaccini vivi (Modified Live Vaccines, MLV) che, replicandosi, si “richiamano da soli”; ricorrere a rivaccinazioni è necessario “solo” per bypassare l’interferenza degli MDA.

I richiami restano invece un requisito essenziale dei vaccini non infettivi (es., FeLV), che hanno bisogno della seconda vaccinazione per attivare le cellule della memoria che si sono formate dopo la prima vaccinazione.

Se si decide di iniziare il ciclo vaccinale a 8 settimane, il numero totale di vaccinazioni del gattino sarà di 3 o 4 a seconda dell’intervallo scelto (8-12-16 oppure 8-11-14-17), e anche se si inizia a 9 settimane il numero totale sarà sempre di 3 o 4 (9-13-17 oppure 9-12-15-18).

È opportuno inoltre sottolineare che in Italia nessun vaccino per il gatto è registrato per un’età inferiore alle 8 settimane: pertanto, il ricorso a una vaccinazione in un gattino di meno di 8 settimane (es., per un’epidemia di panleucopenia in un allevamento) sarà sempre un uso in deroga.

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In alcune condizioni di particolare pericolosità (es., scoppio d un’epidemia), le rivaccinazioni possono essere ripetute, anche per più volte, a distanza di 2 settimane invece che di 3 o 4, ma questo deve rappresentare un’eccezione e non la regola.

La prima serie vaccinale del gattino termina con la vaccinazione a 12 mesi di età oppure dopo 12 mesi dall’ultima somministrazione (non c’è alcuna differenza).

Lo scopo principale di questa ulteriore vaccinazione è quello di assicurare che si sviluppi una risposta immunitaria protettiva in ogni gatto che potrebbe non essere riuscito a rispondere a una qualsiasi delle vaccinazioni core della prima serie vaccinale, e non tanto quello di “richiamare” la risposta immunitaria: come già ricordato, infatti, i vaccini utilizzati sono MLV e quindi stimolano egregiamente una risposta immunitaria di lunga durata.

Protocolli vaccinali nel gatto adulto

In linea generale per le vaccinazioni core del gatto si può ricorrere a richiami ogni 3 anni e non più spesso.

Tuttavia, la protezione fornita dai vaccini per FHV-1 (Rinotracheite) e FCV (Calicivirosi) può non essere completa come quella per FPV (Panleucopenia) e non ci si deve quindi aspettare che questi due vaccini forniscano sempre lo stesso grado e la stessa durata di immunità dei vaccini per FPV.

Quindi, mentre per FPV si può ricorrere con tutta tranquillità a vaccinazioni triennali, per le altre due valenze (FHV-1 e FCV) sarà opportuno considerare lo stile di vita dei gatti e di conseguenza il loro rischio di venire a contatto con questi patogeni a trasmissione respiratoria.

Stile di vita del gatto: come valutiamo il protocollo?

Un gatto a basso rischio è un animale che vive in casa da solo (senza altri gatti) e che non viene portato in pensione o a esposizioni feline.

Un gatto ad alto rischio vive invece in:

  • ambiente domestico con più gatti,
  • con possibilità di accesso all’esterno (suo o dei gatti conviventi)
  • e/o che vive con gatti FIV- o FeLV-positivi
  • e/o che viene portato in pensione o a esposizioni feline.

Di conseguenza, in base al reale rischio corso, la rivaccinazione del gatto potrà essere su base annuale, biennale o triennale.

Vaccinazione per FeLV nel gatto adulto

Analoghe considerazioni valgono anche per FeLV.
Innanzitutto, vista la presenza costante della malattia su tutto il territorio nazionale, la vaccinazione per FeLV in Italia è fortemente raccomandata per tutti i gatti a rischio. Ma come definirli tali?

Considerando il loro stile di vita e raccomandando la vaccinazione per:

  • tutti i gattini, poiché lo stile di vita spesso cambia dopo l’adozione e i gattini possono diventare a rischio di esposizione a FeLV; 
  • gatti che hanno accesso all’esterno o che convivono con gatti che hanno accesso all’esterno;
  • gatti che hanno contatti con gatti sconosciuti
  • gatti che vivono in ambienti con elevato turnover di animali (es., rifugi, case multigatto); 
  • gatti che vivono con gatti FeLV-positivi

La vaccinazione consigliata raccomanda due inoculazioni a 3-4 settimane di distanza a partire dalle 8 settimane di età, seguite da un richiamo annuale, diversificando poi gli interventi vaccinali in base al rischio corso da ogni singolo gatto (richiamo ogni 1 o 2 anni per gatti a basso o ad alto rischio), mentre non deve essere ripetuta per gatti che non escono di casa e non vengono in contatto con animali che escono.

La vaccinazione può essere interrotta se non sussistono più rischi basati su stile di vita, ambiente e stato di salute generale.

Prima di procedere con la vaccinazione, è necessario testare sempre tutti i gatti e verificare che questi siano negativi per FeLV.

Domande frequenti sulla vaccinazione del gatto

Di seguito, cerchiamo di rispondere alle domande frequenti che i proprietari ci rivolgono sulle vaccinazioni del gatto (di razza o incrocio non cambia nulla).

gatti randagi microchip

Devo vaccinare il mio gatto anziano?

Un gatto anziano, così come un cane o un uomo anziano, è particolarmente vulnerabile allo sviluppo di malattie infettive.
I soggetti anziani, infatti, hanno un sistema immunitario in grado di ricordare piuttosto bene antigeni noti (per la memoria della risposta immunitaria secondaria), mentre a fatica rispondono a un antigene mai incontrato prima (risposta immunitaria primaria).

Partendo da questo presupposto, è necessario non far “perdere la memoria” al sistema immunitario: le vaccinazioni non vanno quindi interrotte quando un gatto invecchia, ma vanno modulate (valutando la protezione quando possibile), proprio per non esagerare con stimolazioni inutili di un sistema immunitario che già non risponde in maniera corretta ai possibili aggressori.

Vaccinazione della gatta in gravidanza: posso farla?

La vaccinazione è un intervento essenziale che stimola la produzione di anticorpi protettivi di lunga durata. È opportuno non eseguirla mai durante la gravidanza, per non correre rischi in questo periodo estremamente delicato e critico ed evitare potenziali lesioni ai feti.

Inoltre, in Italia nessun vaccino del gatto può essere usato in gravidanza (a eccezione di alcuni vaccini per la rabbia).

Ho un gatto FIV- o FeLV-positivo: devo vaccinarlo?

Un gatto FIV- e/o FeLV-positivo ha un sistema immunitario compromesso e quindi ha maggiori possibilità di ammalarsi.
In linea di massima le vaccinazioni di base non devono essere evitate nei gatti con infezione da retrovirus, poiché questi gatti possono sviluppare patologie più gravi dei gatti non infetti in caso di contatto con soggetti ammalati o portatori.

Ecco perché è bene sapere quando e come vaccinare gatti FIV- o FeLV-positivi: 

  • Gatti clinicamente sani: procedere con le vaccinazioni core 
  • Gatti con manifestazioni cliniche: non vaccinare né con i core né con i non-core 
  • Gatti immunodepressi: vaccinare se possibile con vaccini inattivati 
  • Gatti FIV-positivi: vaccinare contro FeLV solo in caso di reale rischio di infezione
  • Gatti FeLV-positivi: non vaccinare per FeLV

In ogni caso, un gatto infetto da FIV e/o da FeLV dovrebbe vivere in casa, lontano da altri gatti, per minimizzare il rischio di esposizione a malattie infettive e per evitare di fungere da “untore” e infettare altri soggetti.

Un gatto FeLV-positivo può negativizzarsi?

La risposta è sì, può capitare che gatti infetti che erano positivi si negativizzino.
In quel caso è bene vaccinarli anche per FeLV.

Vaccinazione nel gatto: devo farla ogni anno?

Come abbiamo visto, le linee guida mondiali per la corretta vaccinazione del cane e del gatto e tutti gli esperti di settore consigliano la vaccinazione annuale o biennale per alcune patologie solo in caso di gatti fortemente a rischio di infezione (es., gatti con vita outdoor o mista indoor/outdoor).

Per gatti che hanno effettuato un corretto protocollo vaccinale da cuccioli e che vivono in ambienti domestici, il richiamo consigliato è ogni 3 anni.

Esistono vaccinazioni obbligatorie per il gatto?

No, non esistono vaccinazioni obbligatorie “per legge” fatta salva la vaccinazione antirabbica per la movimentazione interazionale (espatrio) e che potrebbe diventarlo in zone considerate endemiche per la rabbia.

Vaccinazione del gatto: quanto costa?

La vaccinazione del gatto (come quella del cane o di qualunque altro animale) è un atto medico che può essere effettuato solo da un professionista abilitato all’esercizio della professione.
È necessaria una visita di controllo che verifichi lo stato di salute generale del paziente e la presenza di parassiti, visita che il medico esperto potrà fare in modo piuttosto veloce, non necessariamente in ambulatorio (può essere fatta anche al domicilio del paziente).

Tale brevità (che apparentemente potrebbe venire intesa come superficialità per il proprietario) non è al contrario segno di mancanza di attenzione e cura, ma solo di spiccata capacità di valutazione del paziente, frutto di anni di studi e di lavoro sul campo.

Il costo della vaccinazione, quindi, non è solo quello della semplice inoculazione del farmaco, ma è legato alla visita professionale e a tutto il bagaglio di informazioni raccolte che vanno analizzate e soppesate attentamente.

La compilazione del libretto vaccinale è a carico esclusivo del medico veterinario, che dovrà: 

  • attaccare la fustella del vaccino somministrato – da cui si evince la data di scadenza, il nome e il tipo di vaccino utilizzato
  • specificare la data di inoculazione
  • indicare se possibile la sede di iniezione del vaccino 
  • firmare e timbrare il libretto

Vuoi maggiori informazioni sulle vaccinazioni del cane e del gatto?

Puoi leggere il libro di Paola Dall’Ara “Vaccini e vaccinazioni degli animali da compagnia” (EDRA, 2020). 

Bibliografia: 

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